ABRUZZO – La Sanità del futuro dovrà farsi trovare pronta non solo a possibili nuove emergenze, ma anche alle implacabili previsioni sociodemografiche del nostro Paese, che rispecchiano quelle regionali. Si evolvono le forme familiari, con il decollo delle famiglie unipersonali: gli abitanti dell’Abruzzo che vivono soli sono 1 su 3 (32,6%), più della metà dei quali (55%) è over 60. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione porta a una moltiplicazione di patologie invalidanti e cronicità, che generano alti fabbisogni sociosanitari e di assistenza: in Abruzzo, oltre la metà degli over 75 ha multicronicità e limitazioni gravi (54%). In quest’ottica, si rende sempre più necessario il passaggio da una medicina riparativa a una attiva di prevenzione. Questo includerà non solo il recupero delle visite mancate durante il periodo Covid, ma anche una più alta adozione di stili di vita salutari per innalzare le persone in buona salute che, in Abruzzo, sono il 73,2%.
Da una fotografia scattata dal Rapporto Janssen-Censis sulla Sanità in Italia, presentato in occasione della prima edizione di “The Italian Health Day”, gli italiani sembrano avere le idee ben chiare in merito alle caratteristiche della Sanità post-Covid e ai protagonisti che la animeranno: i cittadini sempre più informati, responsabili e partecipi, il medico come massimo garante della tutela della salute e gli innovatori (intesi come ricercatori e imprese). Un ecosistema orientato sempre più alla personalizzazione che beneficia della mobilitazione di tutti gli attori: tratti indispensabili per rispondere alla triplice sfida di gestione della malattia acuta, cronica e delle nuove emergenze, tenendo ben presente l’aspetto fondamentale della sostenibilità economica.
I cittadini hanno evidenziato in primis il ruolo chiave dell’innovazione, decisiva per migliorare la cura, i percorsi assistenziali e le difese dalle nuove emergenze. Sono oltre 9 su 10 le persone che hanno fiducia nei ricercatori scientifici (90,9%) e altrettanti coloro i quali ritengono che la spesa pubblica in ambito salute rappresenti un investimento e non un costo (93,7%). Tanto per la sperimentazione scientifica quanto per garantire che le cure arrivino velocemente ai pazienti risulta però essenziale la cooperazione tra Stati e imprese del farmaco (90,1%), le quali godono della fiducia di ben 2 italiani su 3 (66,4%). Gli innovatori, incluse le imprese, non sono più percepiti come una componente esterna della Sanità, ma attori decisivi che permettono di ottimizzare l’impatto sulla salute e la qualità della vita dei pazienti.
“The Italian Health Day” si è tenuto oggi presso il Ministero della Salute a Roma e ha visto dibattere sul tema del Sistema Salute italiano attuale e futuro il Dirigente Organizzazione Modelli Sanitari Territoriali di AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) Alice Borghini, il Segretario Generale Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino, Daiana Taddeo, Area Ricerca Nazionale SIMG (Società italiana di Medicina Generale e Cure Primarie), il Direttore Generale Censis Massimiliano Valerii e il Presidente di Janssen Italia e Head of External Affairs Johnson & Johnson Italia Massimo Scaccabarozzi. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto “I Cantieri per la Sanità del Futuro”, avviato nel 2021 da Censis e Janssen Italia al fine di individuare le direttrici di sviluppo della Sanità post-Covid.
La keyword del Rapporto Censis, che esprime idee, aspettative e desideri condivisi a livello sia sociale dai cittadini sia istituzionale, è per il 2022 “RInnovAzione”. Si tratta di un neologismo composto da Ricerca, Innovazione, Azione e Rinnova, parole che richiamano dinamiche decisive per costruire la Sanità che massimizza il valore Salute. Dal ruolo centrale degli innovatori, al cambiamento come esito della partecipazione attiva degli attori della Salute, fino all’opportunità storica di un’evoluzione epocale della Sanità verso personalizzazione, risultati migliori per la salute delle persone e sostenibilità economica.
“Gli italiani, grati alla sanità per quel che ha fatto in emergenza, ora la guardano proiettata verso il futuro. Personalizzazione delle cure, più alti esiti, miglior qualità della vita e sostenibilità economica, sono le variabili di una difficile equazione che, se sarà opportunamente valorizzato il ruolo degli innovatori, dai ricercatori alle imprese del farmaco tanto apprezzati dai cittadini, sarà senz’altro risolta. Non a caso, in maggioranza gli italiani sono convinti che nei prossimi anni, anche grazie alle lezioni di questo biennio, il Servizio sanitario è destinato a migliorare. Le tante sfide future, a cominciare dalla necessità di rispondere a cronicità, acuzie ed emergenze, richiedono di certo più risorse, più personale, più posti letto e più servizi, ma perché tutto sia sostenibile nel lungo periodo, è decisivo dare una forte spinta all’innovazione ed alla ricerca, dai farmaci ai servizi all’uso intelligente dei dati, così da massimizzare il valore salute” – ha dichiarato Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.
“Siamo felici di poter proseguire il dibattito sulla Sanità del futuro insieme al Censis” – ha dichiarato Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Janssen Italia e Head of External Affairs Johnson & Johnson Italia. “Il Rapporto presentato oggi mostra chiaramente cosa gli italiani si aspettano dalla Sanità post-Covid e non possiamo che trovarci d’accordo con quanto hanno espresso, a partire dalla richiesta di una maggiore collaborazione pubblico-privato per portare sempre più rapidamente l’innovazione ai pazienti. Ci fa piacere, inoltre, constatare che gli italiani ripongano un’alta fiducia nei confronti delle imprese del farmaco e che il loro ruolo sia riconosciuto nell’ambito dell’innovazione, tanto nelle emergenze, quanto in situazioni ordinarie. La ricerca clinica rappresenta, infatti, la linfa vitale della nostra azienda, basti pensare che sono ben 14 le nuove molecole su cui Janssen sta lavorando, in special modo negli ambiti oncologico e immunologico, affinché siano a disposizione dei pazienti”.
Secondo gli italiani, la Sanità del futuro dovrà essere sempre più paziente-centrica e su misura: il 94,3% auspica una maggiore personalizzazione di cure, con il 92,9% che si aspetta che i percorsi di cura, dal domicilio, al territorio fino agli ospedali, siano modulati sulle esigenze personali del paziente.
“Mettere il paziente al centro vuol dire capovolgere l’ottica e pensare a servizi sanitari che raggiungano i cittadini, siano prossimi e capillari sul territorio, e si avvalgano della digitalizzazione come strumento per rispondere in modo veloce e personalizzato alle loro esigenze. Allo stesso tempo, soprattutto per i percorsi di prevenzione e di gestione delle malattie croniche, occorre che ci sia una rete di collegamento strettissima tra i professionisti, a partire da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta ed operatori presenti nelle nuove case di comunità: così si può vincere la sfida di rafforzare davvero l’assistenza territoriale, come previsto dal PNRR“, afferma Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Questo desiderio è accompagnato dalla propensione dei cittadini a svolgere un ruolo quanto più diretto e attivo nei tanti processi relativi alla propria salute, a partire dalla relazione con il medico, riconosciuto come la voce più autorevole nella Sanità, che farà sempre prevalere la tutela della salute di fronte a esigenze economiche o di altro tipo. Ben 9 italiani su 10 hanno fiducia nei medici (92,1%) e per altrettanti la loro figura dovrà essere al centro della Sanità del futuro (93,9%). Risulta molto alta anche la percentuale di cittadini che nutrono fiducia nel Servizio sanitario della propria regione (73,2%). Un capitale che si proietta in avanti: il 61% degli italiani è convinto che nei prossimi anni grazie alle lezioni apprese dalla pandemia la nostra Sanità migliorerà.